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ETH, scoperto l’albero genealogico di ebola

Matteo Poggiali 08/10/2014
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I ricercatori hanno ricostruito il suo propagarsi – Troppo breve la quarantena in Sierra Leone

BASILEA – Ricercatori del Politecnico federale di Zurigo (ETH) hanno descritto matematicamente l’evoluzione dell’epidemia di Ebola in Sierra Leone partendo dal genoma del virus prelevato su pazienti. Lo studio ha permesso di concludere che il periodo di quarantena, fissato inizialmente in tre giorni, era troppo breve per identificare tutti i contaminati.

Il team, guidato da Tanja Stadler, del Dipartimento di scienza dei biosistemi – con sede a Basilea – ha analizzato sequenze del genoma dell’agente patogeno prelevato su 70 persone ammalatesi in maggio e giugno nel Paese africano, realizzando, grazie a un programma informatico, un albero genealogico del virus.

“Un grosso vantaggio del metodo da noi utilizzato sta nel fatto che tiene conto anche dei casi non registrati e permette dunque di prendere la vera misura dell’epidemia”, ha rilevato Stadler, citata in un comunicato diffuso stamane dall’ETH. Secondo i ricercatori, la “zona grigia” dei casi non censiti ammonterebbe a circa il 30%.

Lo studio ha pure permesso di determinare il periodo di incubazione della malattia fino all’apparizione dei primi sintomi (5 giorni) e la durata del periodo di contagio da quando la malattia è manifesta (da 1,2 a 7 giorni). “I nostri dati ci portano a credere che la quarantena di tre giorni decisa in Sierra Leone fosse troppo breve per identificare tutte le persone contagiate”, ha spiegato Stadler all’ats.

Per predire l’attuale evoluzione dell’epidemia sarebbero necessari dati genetici recenti, che purtroppo non sono disponibili. Il genoma del virus cambia infatti molto rapidamente, da un giorno all’altro e da un paziente all’altro.

“Se dovessimo ricevere nuovi dati, potremmo ottenere risultati precisi già l’indomani”, ha aggiunto Stadler, che intende far conoscere il proprio lavoro all’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e alla Fondazione Bill & Melinda Gates, impegnati nella lotta alla malattia. L’OMS ha peraltro sottolineato lunedì che il virus Ebola è in grado di sopravvivere nello sperma fino a 90 giorni dopo la guarigione del paziente.

Fonte: http://www.cdt.ch/
Le foto presenti sul sito sono state in larga parte reperite su Internet e quindi valutate di pubblico dominio. Se i soggetti o gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, non avranno che da segnalarlo all’indirizzo e-mail admin@soccorritori.ch, lo Staff provvederà prontamente alla rimozione delle immagini utilizzate.

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