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Otto cose da sapere su Ebola

Matteo Poggiali 13/08/2014

Le Nazioni Unite confermano che le vittime dell’epidemia di Ebola in Africa sono quasi 700. Domande e risposte su un virus terribile.

Finora questo patogeno era limitato a pochi villaggi perduti nella foreste tropicali di Costa d’Avorio, Congo, Guinea e Sudan, in cui l’epidemia si spegneva in pochi giorni.

L’arrivo del virus Ebola nella capitale della Guinea, Conakry – città con più di un milione di abitanti – preoccupa molto, perché il virus è altamente contagioso.
Finora – dati dell’OMS aggiornati all’4 agosto – il virus Ebola ha ucciso 672 persone e contagiate almeno 1200.

Alcuni Paesi vicini hanno chiuso le frontiere con la Guinea, per paura delle diffusione del virus. Riassumiamo qui sotto quello che sappiamo oggi sul virus e la sua pericolosità.

Cos’è il virus Ebola?
È un virus è estremamente aggressivo, appartenente alla famiglia dei Filoviridae, come il virus Marburg, che causa problemi simili. Ebola provoca una serie complessa e rapidissima di sintomi, dalle febbri emorragiche al dolore ai muscoli e agli arti e numerosi problemi al sistema nervoso centrale.

Il periodo di incubazione (dal momento del contagio all’insorgenza dei primi sintomi) va da 2 a 21 giorni. La morte è fulminante e sopraggiunge nello stesso periodo (2-21 giorni).

Il materiale genetico è RNA, che va incontro a mutazioni non particolarmente rapide e contiene solo sette geni. Sono stati isolati finora cinque ceppi diversi del virus, di cui quattro sono letali per l’uomo. La prima scoperta del virus risale al 1976, in Congo e Sud Sudan. Di solito il virus è molto infettivo e virulento, e quindi se colpisce una o due persone di un villaggio si diffonde con estrema rapidità e “consuma” tutte le persone che colpisce.

Da dove proviene?
Il cosiddetto serbatoio naturale del virus sono molto probabilmente le volpi volanti, grossi chirotteri che mangiano frutta e abitano le foreste tropicali; si pensa che il virus “viva” all’interno di questi animali da moltissimo tempo perché non causa in essi nessuna sintomo.

Per arrivare all’uomo il virus potrebbe essere passato dalle volpi volanti alle scimmie, o altri animali della foresta, e infine all’uomo attraverso il fenomeno del bush-meat, cioè la carne ricavata da animali selvatici come antilopi o scimpanzé. Il fenomeno si è aggravato da quando compagnie occidentali e cinesi sono penetrate nella giungla per il disboscamento e la ricerca di fonti di minerali. Mangiando la carne di questi animali gli uomini possono essere rapidamente contagiati.

Come si trasmette?
La trasmissione del virus è molto rapida, attraverso i fluidi corporei, come muco o sangue, ma anche attraverso le lacrime o la saliva, e il contatto con aghi o coltelli usati dall’ammalato. Anche se di solito questi virus non si trasmettono attraverso l’aria, è stata dimostrata nelle scimmie la trasmissione in goccioline contenenti il virus. È probabile che la trasmissione possa avvenire anche attraverso i rapporti sessuali. Nei villaggi o nelle zone più remote i contatti frequenti tra gli ammalati e i parenti aiuta la trasmissione del virus.

È il più pericoloso virus conosciuto?
Ebola ha una percentuale di fatalità del 68% tra le persone colpite (vedi tabella a fondo pagina). Pur essendo mortale non è riuscito a diffondersi al di fuori dei villaggi in cui è scoppiata l’epidemia, fermato solo dalla fatto che colpiva regioni e agglomerati remoti e isolati. Qui spesso uccideva la maggior parte della popolazione e l’isolamento e la mancanza di strade rendeva facile iniziare una quarantena. Per questo l’arrivo in una città popolosa e con rapidi collegamenti con l’esterno potrebbe essere molto preoccupante. Le condizioni di una grande città sono ideali per la trasmissione di un virus così aggressivo.

Perché colpisce solo adesso?

La scoperta del virus è relativamente recente probabilmente perché è aumentata anche la penetrazione nelle foreste da parte delle grandi compagnie del legname o minerarie, che hanno spinto gli abitanti dei singoli villaggi a nutrirsi del bush-meat (vedi sopra).

Perché la preoccupazione per la diffusione in una città?
Poiché l’infezione è estremamente veloce e la virulenza molto alta, se un virus di questo tipo “conquista” una città potrebbe colpire la popolazione molto rapidamente, prima che le autorità siano in grado di fermarlo.

C’è una cura o un vaccino?

Non esistono cure o vaccini, anche se ci sono stati tentativi con la trasfusione di individui colpiti ma sopravvissuti. Sono alla studio metodi estremamente avanzati, come la cosiddetta tecnologia antisenso, ma non si hanno ancora risultati clinici. A oggi – quando le vittime vengono immediatamente idratate, nutrite e curate con appositi farmaci antipiretici – c’è comunque una probabilità di sopravvivenza.

È vero che dopo molto tempo i patogeni perdono la loro virulenza?
È una specie di leggenda urbana, perché si pensava che un virus o un batterio si evolvesse in modo da essere sempre meno virulento più a lungo dura il suo rapporto con l’ospite. Ma il danno che un virus o un batterio infliggono all’ospite dipendono da molti fattori, in particolare la facilità di trasmissione. La cosiddetta “ipotesi del compromesso” suggerisce che il patogeno debba stare in equilibrio tra il tempo in cui è in grado di stare in un ospite e la velocità di trasmissione. In breve, il danno che si crea all’ospite e la trasmissione debbono esser bilanciate per massimizzare la diffusione. Un patogeno che si trasmette attraverso l’aria (sia autonomamente sia attraverso vettori come gli insetti) è molto facile che non divenga affatto più “buono” col tempo, ma rimanga estremamente dannoso; questo perché può spostarsi da un ospite all’altro anche se il colpito è fermo a letto, malato. Le specie che si trasmettono per fluidi corporei o in generale attraverso il contatto diretto hanno bisogno che l’ospite si muova e incontri altri “contagiabili” e quindi non devono creare troppi danni agli ospiti stessi. È stato dimostrato che aumentare la difficoltà di trasmissione diminuisce anche la virulenza di un virus.

Cronologia delle precedenti epidemie di Ebola

Anno Paese Ceppo
virus
Casi Decessi Tasso
mortalità
2012 Rep. Dem. del Congo Bundibugyo 57 29 51%
2012 Uganda Sudan 7 4 57%
2012 Uganda Sudan 24 17 71%
2011 Uganda Sudan 1 1 100%
2008 Rep. Dem. del Congo Zaire 32 14 44%
2007 Uganda Bundibugyo 149 37 25%
2007 Rep. Dem. del Congo Zaire 264 187 71%
2005 Congo Zaire 12 10 83%
2004 Sudan Sudan 17 7 41%
2003
(Nov-Dic)
Congo Zaire 35 29 83%
2003
(Gen-Apr)
Congo Zaire 143 128 90%
2001-2002 Congo Zaire 59 44 75%
2001-2002 Gabon Zaire 65 53 82%
2000 Uganda Sudan 425 224 53%
1996 Sud Africa (ex-Gabon) Zaire 1 1 100%
1996
(Lug-Dic)
Gabon Zaire 60 45 75%
1996
(Gen-Apr)
Gabon Zaire 31 21 68%
1995 Rep. Dem. del Congo Zaire 315 254 81%
1994 Costa d’Avorio Taï Forest 1 0 0%
1994 Gabon Zaire 52 31 60%
1979 Sudan Sudan 34 22 65%
1977 Rep. Dem. del Congo Zaire 1 1 100%
1976 Sudan Sudan 284 151 53%
1976 Rep. Dem. del Congo Zaire 318 280 88%

 

Fonte: www.focus.it – Marco Ferrari

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