In alcuni casi, i sintomi cardiologici possono anche essere la prima ed unica manifestazione del coronavirus. Non è raro che alcuni pazienti positivi si presentano in pronto soccorso con palpitazioni e tachicardia
La malattia provocata dal nuovo coronavirus come tutti sappiamo, si chiama COVID-19, dove “CO” sta per corona, “VI” per virus, “D” per disease e “19” indica l’anno in cui si è manifestata. Il coronavirus responsabile dell’epidemia è comparso in Cina, a Wuhan nel dicembre del 2019. Questa infezione può esordire senza sintomi evidenti o con sintomi lievi, ma è anche in grado di provocare serie complicanze non solo a livello polmonare ma anche a livello neurologico (perdita del gusto e dell’olfatto, ictus, encefaliti, dolori e stanchezza muscolare molto intensi) e cardiologico (aritmie e scompenso, persistenti anche dopo la guarigione). In alcuni casi, i sintomi cardiologici possono anche essere la prima ed unica manifestazione del coronavirus. Non è raro che alcuni pazienti positivi si presentano in pronto soccorso con palpitazioni e tachicardia, senso di oppressione al torace o dolore alla bocca dello stomaco, sensazione di svenimento fino alla sincope (caduta a terra). Questi disturbi sono causati da aritmie, problemi alle coronarie (infarto miocardico acuto), dalla scarsa capacità del cuore di pompare il sangue (scompenso cardiaco acuto) e dall’infiammazione del cuore (miocardite e pericardite).
Sono state dimostrate tre fasi distinte nel decorso della malattia da Covid-19. La prima fase è quella in cui il virus, attraverso le vie respiratorie, entra nel nostro organismo e si replica all’interno delle cellule. I sintomi di questa fase sono quelli classici delle sindromi influenzali: malessere, artralgie diffuse, febbre, tosse secca. Quando la malattia si blocca in questo stadio, spontaneamente o grazie ai farmaci, la prognosi è ottima e il decorso è benigno. La seconda fase è quella della polmonite interstiziale, che colpisce i due polmoni in modo molto esteso. In questa fase possono comparire sintomi respiratori anche molto importanti, e spesso si rende necessario il ricovero. La prognosi è variabile e dipende, oltre che dalle cure, dal tipo di paziente colpito. Più a rischio sono gli individui con patologie cardiache o polmonari pre-esistenti,con fattori di rischio cardiovascolare, quali ipertensione e diabete,gli anziani e quelli con patologie croniche di qualunque tipo, poiché hanno una maggiore predisposizione ad andare incontro a gravi complicanze.
In un numero più ridotto di pazienti, la malattia evolve in una terza fase, caratterizzata da vasculopatia sia arteriosa sia venosa, con evoluzione verso lesioni polmonari anche estremamente gravi. In questo caso la prognosi può essere pessima, anche in pazienti meno anziani e senza patologie associate.Anche se allo stato attuale non conosciamo il reale meccanismo attraverso il quale il virus colpisce il cuore possiamo ipotizzare che in alcuni casi, potrebbe trattarsi di un danno diretto del virus a livello delle cellule cardiache, mentre in altri potrebbe essere la conseguenza della grave infezione che colpisce il polmone. Infatti, quando i polmoni non funzionano adeguatamente arriva meno ossigeno a tutti gli altri organi, compreso il cuore. Inoltre l’infezione da Covid-19può determinare la formazione di “coaguli” di sangue (trombi). Il trombo è una massa solida, costituita da globuli rossi, globuli bianchi, piastrine e fibrina, che si forma nei vasi sanguigni o nel cuore, in diverse condizioni patologiche e provoca una riduzione o l’occlusione del calibro dell’arteria o della vena. Questo può talora disgregarsi, con formazione di emboli che danno luogo a una tromboembolia (embolia polmonare o tromboembolia polmonare) o a episodi di trombosi a carico delle arterie del cuore ( angina o infarto) o del cervello (ictus).
La tromboembolia polmonare è la terza malattia del sistema cardiovascolare dopo la cardiopatia ischemica e l’ ictus. Nel 95% dei casi gli emboli partono da una trombosi venosa profonda degli arti inferiori (un coagulo di sangue nelle vene profonde della gamba o bacino) che staccandosi viene trasportato dal sangue fino alle sezioni destre del cuore e, in fine, all’arteria polmonare. Nel mondo occidentale, una persona ogni 37 secondi muore a causa di questa patologia (ovvero più di 843.000 morti ogni anno), la popolazione a maggior rischio è costituita dai pazienti sottoposti a chirurgia ortopedica per la sostituzione protesica dell’anca o del ginocchio, dai malati oncologici, da chi presenta particolari disturbi della coagulazione e più genericamente da chi è sottoposto ad un intervento chirurgico o da chi è costretto ad una lunga immobilità. A rischio sono anche le persone che soffrono di scompenso cardiaco. Altre cause predisponenti sono l’età avanzata, l’obesità, l’insufficienza venosa. Il genere femminile è particolarmente esposto a questa patologia. La gravidanza (aumenta la pressione nelle vene del bacino e si rallenta il flusso del sangue), il puerpuerio, l’uso di anticoncezionali ormonali (gli ormoni possono determinare nelle donne con disturbi della coagulazione, la formazione di un trombo),e i farmaci utilizzati nel trattamento che si instaura dopo la menopausa per prevenire l’osteoporosi e le malattie cardiovascolari sono fattori predisponenti alla malattia. Il quadro sintomatologico del tromboembolismo venoso è caratterizzato da dolore, gonfiore, arrossamento della zona colpita e dilatazione delle vene superficiale, in particolare delle gambe. La pelle può anche essere calda al tatto. In caso di complicazioni, come l’embolia polmonare, possono essere presenti mancanza acuta del respiro, dolore al petto e un’accelerazione del numero dei battiti cardiaci.
L’esame strumentale fondamentale che andrebbe sempre effettuato in presenza di segni e sintomi di tromboembolismo venoso delle gambe, è l’ecocolor-doppler venoso un esame non invasivo, indolore, esente da rischi e ripetibile nel tempo, attraverso il quale è possibile visualizzare i principali vasi sanguigni e studiare il flusso ematico al loro interno. Attraverso una sonda applicata esternamente sulla cute,si ottengono informazioni morfologiche (struttura, parete, decorso) e funzionali (flusso, velocità, direzione) sui vasi esaminabili. Si possono studiare tutti i vasi del collo, addome, arti inferiori e superiori. L’immagine ecografica prima (ecodoppler) e a colori poi (ecocolordoppler) ha aggiunto affidabilità ad una tecnica ormai di comune uso clinico. Gli obiettivi del trattamento della tromboembolia sono: contrastare lo sviluppo del trombo, ridurre il rischio che si sposti e che se ne formino altri e la disgregazione dello stesso. Questo è possibile grazie all’uso di farmaci anticoagulanti.
In conclusione tra le categorie di malati cronici in assoluto più a rischio di sviluppare forme gravi di COVID 19 – e che quindi devono essere particolarmente attenti a proteggersi dal virus – ci sono i cardiopatici, gli ipertesi i diabetici, gli anziani e in generale le persone con preesistenti malattie cardiovascolari.
La salute è come il denaro, non abbiamo mai una vera idea del suo valore fino a quando la perdiamo. (Josh Billings)
Fonte: https://www.andrialive.it/ – Domenico Di Noia |
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